Per educare un bambino ci vuole un villaggio.

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Narrazioni

RASSEGNA DELLE PUBBLICAZIONI DI PEDAGOGIA DEI GENITORI

Raccogliere, pubblicare e diffondere gli itinerari educativi dei genitori, utilizzarli come strumenti di formazione per i professionisti che si occupano di rapporti umani, fare ricerca, sono le azioni previste da Pedagogia dei Genitori. A più di dieci anni è possibile fare un bilancio delle pubblicazioni della metodologia che permettono di andare alla radici dell’educazione, ridare fiducia nella possibilità di formare le nuove generazioni, riproporre l’alleanza tra gli esperti e la famiglia, testimoniando le oggettive competenze dei genitori. A tal scopo si utilizza uno strumento scientifico, validato dalle scienze dell’uomo: la narrazione. Sono itinerari effettivamente percorsi con difficoltà, dubbi, insicurezze, ma anche scelte, ostacoli superati, successi. Vi è la molteplicità e la specificità di una formazione considerata nel suo divenire e nella sua quotidianità. Il racconto è fatto dai protagonisti: i genitori, proposti come autori dell’educazione, testimoni consapevoli in grado di determinare oggettivamente un itinerario di crescita. Con una conoscenza non solo storico evolutiva, ma anche genetica, proposta dall’interno, da chi ha conosciuto le situazioni, operato le scelte e vissuto le conseguenze.



Finalità

Strumenti di consapevolizzazione

Le narrazioni diventano occasioni di crescita. Chi le raccoglie utilizza il modello proposto da Nuto Revelli[1]: non fa domande, si pone all’ascolto, sottolineando l’importanza di quello che viene raccontato, comunica l’uso che ne farà, ha rispetto per la cultura di chi narra, se ne arricchisce, impara. Le parole non sono indizi per giudicare la persona o fare diagnosi, proporre giudizi di valore. L’ascolto empatico genera una narrazione distesa, chiara, diretta. I genitori si sentono all’interno di un rapporto di fiducia e si esprimono liberamente. Presentano l’educazione dei figli: problemi e soluzioni. Ricostruiscono situazioni, ne vedono i collegamenti, i risultati. Ciò permette di riappropriarsi dell’azione educativa. Si ri-conoscono soggetti attivi, autori di crescita. E’ l’effetto di consapevolizzazione teorizzato da Paulo Freire ne La pedagogia degli oppressi.


Strumenti di genitorialità collettiva, di coesione sociale e di rete educativa

La narrazione dei genitori è mezzo di comunicazione sociale: presentare la propria azione educativa permette di metterla a confronto e di armonizzarla. Attualmente non vi è più la trasmissione verticale di valori e regole tipica della famiglia allargata. Il racconto dell’educazione del figlio, condiviso da altre famiglie, è occasione per metter in discussione scelte formative e di condividerne altre. Viene dato uno spazio di soggettività e di riflessione, di protagonismo, che offre la possibilità di collegarsi perché l’impegno di educare un figlio diventi responsabilità di tutti.


Strumenti di formazione

Le narrazioni pubblicate secondo la metodologia di Pedagogia dei Genitori sono esposizioni di un itinerario di crescita. Rappresentano un atto di fiducia, un’apertura nei confronti di chi legge o ascolta e stimolano una reazione umana e personale. Hanno effetto volano, esprimono quello che si può fare. Generano emulazione positiva. Lasciano spazio agli altri: Noi abbiamo fatto così, e voi…? Le narrazioni creano una situazione paritaria. Non presentano modelli o paradigmi generici, ma percorsi che tutti hanno la possibilità di compiere. Testimonianze aperte, percorsi riscontrabili. Non hanno l’invasività e la perfezione di un modello, non danno prescrizioni, indicazioni o ricette.


Strumenti per l’alleanza genitori e professionisti che si occupano di rapporti umani

Le narrazioni dei genitori si rivolgono ai professionisti come proposta di dialogo. Esprimono conoscenze determinate dalle esperienze. Presentano debolezze, falle e problemi, possibilità di mettersi in discussione. Il racconto dell’azione educativa circoscritta a un figlio apre la possibilità di un’alleanza con chi è al corrente di varie situazioni, possiede conoscenze generali. Nel patto educativo genitori-professionisti le reciproche competenze vengono verificate e rispettate, diventa possibile un’azione comune, la cui validità si basa su una conoscenza diretta e empatica e su una competenza tecnica testata in termini generali.