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Strumenti

La legalità...

    E’ strumento della Metodologia Pedagogia dei Genitori, ha lo scopo di ridare dignità all’azione educativa della famiglia, costruire reti di genitorialità collettiva, riproporre autorevolezza ai genitori basata sulla presa di coscienza delle loro capacità per mezzo della narrazione degli itinerari educativi compiuti coi figli
    Promuove la formazione delle giovani generazioni tramite la co-educazione che coinvolge scuola, famiglia, Ente locale.
    Le istituzioni riconoscono nella famiglia le basi fondanti la formazione dell’individuo sulle quali costruire un'educazione alla legalità e alla cittadinanza, creando spazi in cui costruire collegamenti per una genitorialità collettiva e un patto educativo con le altre agenzie formative.



    La legalitàinizia in famiglia… ha come obiettivi

    • Ridare dignità ai genitori come autori delle prime regole di convivenza
    • Attuare il patto educativo Scuola, Famiglia, Società per l’educazione alla cittadinanza delle giovani generazioni
    • Proporre una rete di comunità educanti a livello sociale
    • Attuare il patto di solidarietà intergenerazionale
    • Proporre la scuola come piazza del III Millennio, ambito offerto alle famiglie per costituire una progettualità educativa condivisa
    • Porre l’educazione come priorità e valore civile
    • Promuovere educazione e legalità come responsabilità collettiva
    • Collegare gli Enti locali alla scuola e alla famiglia promuovendo l’educazione diffusa come base per la cultura della legalità

    Si collega all’insegnamento di convivenza civile e all’attuazione del Patto Educativo di Corresponsabilità (PEC) nell’alleanza scuola famiglia, fondata sul riconoscimento dei ruoli e delle reciproche competenze: i genitori conoscono il proprio figlio nel tempo famiglia, sono autori della sua formazione, ne costituiscono il primo ambito ecologico formativo. 



    Percorso operativo:
    ll Progetto, che coinvolge scuola, famiglia ed ente locale, prevede:

    1. Presentazione della Metodologia Pedagogia dei Genitori al Collegio Docenti e all’Assemblea dei Genitori
    2. Individuazione delle classi che realizzano le attività
    3. I genitori presentano i figli secondo la dinamica dei Gruppi di narrazione, prima oralmente, poi per iscritto, anche i docenti presentano i loro figli, se genitori, o la loro esperienza in quanto figli.
    4. Le regole da rispettare in famiglia vengono condivise prima oralmente, poi per  iscritto
    5. Le regole familiari, unite a quelle scolastiche, sono esposte da genitori e docenti agli allievi.
    6. I docenti, nell’ambito delle loro discipline, collegano regole familiari e scolastiche all’educazione alla legalità
    7. Gli allievi riflettono sulle regole e approfondiscono l’argomento in attività curricolari 
    8. Presentazione del percorso svolto su educazione e legalità ai familiari
    9. I risultati dell’attività vengono presentati al Collegio e all’Assemblea per la prosecuzione e l’inserimento del Progetto nel POF.
    10. Socializzazione dei risultati a livello di Istituto e di territorio in collegamento con l’Ente locale

    La legalitàinizia in famiglia ha dimensione sociale, propone visibilità e leggibilità all’azione formativa congiunta di scuola e famiglia. Deve estendersi, esser conosciuta nel territorio, entrare nelle coscienze dei cittadini. Viene iscritta nel patto di convivenza civile che riguarda tutta la comunità. Si collega alla solidarietà intergenerazionale che vede giovani e anziani impegnati nel rispetto delle regole come impegno civile.


    Dignità della famiglia
    Dicesi commerciante colui che cerca
     di contentare i gusti dei clienti.
    Dicesi maestro colui che cerca 
    di contraddire e mutare  i gusti dei suoi allievi
    Don Lorenzo Milani,. Esperienze pastorali,
    LEF, Firenze 1957, 137

    Le regole della convivenza civile acquistano senso se la comunità è in grado di esprimere uno sfondo formativo, sostenuto da una rete educativa. Alla base vi è l’educazione familiare di cui occorre ri-conoscere la dignità.
    Come documenta la rubrica Pedagogia dei Genitori della rivista Handicap &Scuola, presente anche nella rivista Scuola & Didattica negli anni 2005, 2006 e 2007,la Metodologiadiffonde e valorizza il sapere della famiglia, tramite azioni concrete, in collegamento con le altre agenzie educative. Il patto formativo è stipulato tra contraenti ai quali viene riconosciuta pari dignità. La scuola è socialmente fondata ed è istituzione che, nonostante tentativi di delegittimazione, rimane fondamentale. Altrettanto non può dirsi per la famiglia, oggetto di attacchi che ne minano la credibilità, spesso considerata solo supporto fisico dei figli.
    Pedagogia dei Genitori, fondando sulla vasta letteratura di ordine epistemologico, sociologico e pedagogico, che riconosce il sapere di tipo situato, quotidiano e concreto, afferma la validità del sapere genitoriale e la consapevolezza che nessuno conosce il figlio meglio dei genitori. Le competenze e le abilità della famiglia si esprimono in percorsi educativi che comunicano la pedagogia della speranza, della fiducia, dell’identità, della responsabilità e della crescita, valori in atto che possono esser trasmessi. Diventano patrimonio dei professionisti che si occupano di rapporti umani, tramite una formazione basata sulla narrazione degli itinerari che le famiglie compiono con i figli. Sono funzionali al riconoscimento da parte degli esperti dell’affidabilità del sapere genitoriale.


    Saperi educativi socialmente riconosciuti
    La Metodologia Pedagogia dei Genitori propone lo Strumento La legalitàinizia in  famiglia per realizzare alleanze e elaborare linee pedagogiche comuni tra le varie agenzie educative che strutturino regole ri-conosciute. La scuola diventa luogo in cui l’educazione dei genitori si incontra con l’educazione dei docenti, ponendo le basi per il futuro cittadino.
    La classe viene individuato come spazio comune, situazione accettata socialmente, che permette alle famiglie, spesso isolate, di ritrovarsi dove converge quotidianamente quanto hanno di più prezioso: i figli. Sono cellule educative, in cui si stringono legami grazie alla frequentazione pluriennale e alla condivisione dei percorsi. Si formano microcomunità in grado di realizzare rapporti di intesa educativa qualora si crei un tessuto di relazioni, una continuità per metter in comune valori che si trasformano in regole. Regole condivise e riconosciute non solo dai genitori, ma anche dalla scuola.
    Viene riconosciuta alla famiglia dignità di sistema che agisce nel sociale, che si affianca alla scuola e allo stato per formare il futuro cittadino, realizzando la funzione civile dell’educazione familiare indicata da Pierpaolo Donati: La famiglia èrelazione sovra funzionale caratterizzata in modo unico da tre mediazioni sociali fondamentali fra lindividuo e la società, fra la natura e la cultura, fra la sfera privata e quella pubblica. Se la famiglia non viene valorizzata in queste sue funzioni la vita sociale perde la ricchezza della differenza, oppure si privatizza, diventa soggettivizzazione, fino al narcisismo, ciòpriva la societàdi norme e valori comunii (Donati 2006, 207). Il sociologo mette in luce un aspetto della famiglia, quello relazionale, caratterizzato dalle diverse modalità di interscambio con l’esterno. Dall’educazione condivisa nascono le regole, che non si creano in modo isolato, ma nel collegamento tra le famiglie, non emergono dall’autoreferenzialità, ma dall’alleanza tra agenzie educative.


    Un itinerario di legalità
    Lo Strumento La legalitàinizia in famiglia, inizia il proprio cammino nella scuola con la formazione al Collegio Docenti, tramite la presentazione della Metodologia: le narrazioni degli itinerari educativi dei genitori, inserite in un quadro epistemologico che chiarisce la validità delle loro conoscenze e competenze. L’itinerario dello Strumento viene presentato nelle sue connotazioni didattiche e educative e i docenti interessati lo applicano nelle loro classi.
    Si crea un Gruppo di narrazione: i genitori, con gli insegnanti che intendono partecipare, si trovano a scuola, nel corso di riunioni periodiche, a turno presentano reciprocamente i figli, prima oralmente e poi per iscritto. Una profonda attenzione valorizza le narrazioni di tutti: assieme alle famiglie i docenti espongono i loro itinerari educativi come genitori o come figli, mettendosi in gioco in una situazione fondata sulla genitorialità. I partecipanti, esponendo l’itinerario formativo compiuto o ricevuto, si riconoscono come educatori; l’ascolto attento e rispettoso attribuisce autorevolezza a chi parla. Non si fanno dibattiti, si interviene a turno senza esser interrotti. Lo scambio delle narrazioni crea solidarietà educativa, base per il proseguimento del percorso.
    Nelle successive riunioni ogni genitore espone le regole che adotta con i figli. Non si propongono indicazioni teoriche, la realtà riprende i suoi diritti, tutti danno un quadro delle scelte compiute. La condivisione porta le famiglie alla definizione di norme comuni: le regole di classe vengono collegate a quelle della famiglia e spesso sono presentate congiuntamente ai figli alunni, sottolineando: Queste sono le nostre regole! 
    Negli incontri che si svolgono in corso d’anno si realizza la comunità educante auspicata dal sociologo Bauman, in cui l’azione formativa si adatta continuamente a una realtà sociale liquida, in continuo movimento (Bauman 2005, 22). Le riunioni sono ricorrenti, continuano negli anni successivi e impostano un modello collettivo di educazione flessibile e permanente. Flessibile perché le situazioni e le eventuali regole sono presentate momento per momento, seguendo l’evolvere delle situazioni e vi è la possibilità di ascoltare le scelte dai protagonisti, di conoscere situazioni concrete e soluzioni diverse. Permanente in quanto si crea l’abitudine di trovarsi in un arco di tempo duraturo: l’educazione non è data una volta per tutte, deve esser continuamente rinsaldata tramite il confronto, con i docenti e con i figli.

    Lasciare tracce educative (scritte)
    Nel percorso i genitori hanno l‘opportunità di scrivere in forma discorsiva e narrativa le regole che propongono ai figli. Non si limitano a presentare indicazioni normative, le sostengono con riflessioni, considerazioni pedagogiche condotte “dalla parte della famiglia”, che sottolineano il valore della concordia educativa tra mamma e papà e della necessaria concertazione. Sono consapevoli che non esistono ricette o istruzioni per l‘uso, l’educazione viene costruita giorno per giorno. Ritengono le regole garanzia di benessere e rispetto che richiamano l’affetto e la considerazione dei figli. Dagli scritti sulle norme poste in famiglia emerge una visione inedita degli attuali genitori, molto più responsabili e consapevoli rispetto all’immagine che ne danno i media.
    I ragazzi a loro volta riflettono sulle regole, espongono le considerazioni per iscritto. Manifestano maturità esaminando le indicazioni dei genitori: non prospettano solo elenchi di permessi o divieti, ma presentano i valori che hanno ricevuto. Ammettono problemi o difficoltà nel rispettare le regole, ma tra le righe si legge una solidarietà e una comprensione intergenerazionale che spesso gli studi specializzati sull’infanzia e l’adolescenza non fanno emergere.
    Successivo stadio del percorso è il confronto tra i protagonisti, gli allievi presentano alle famiglie un questionario in cui l’argomento viene approfondito, chiedendo ai babbi e alle mamme una visione storico evolutiva delle regole: quelle che dovevano rispettare da piccoli, quali principi hanno scelto per i figli e come li hanno applicati. Le risposte sono semplici e chiare, riflettono un clima franco e diretto. Emerge la consapevolezza dell’importanza di regole precise e sicure, ma anche la chiarezza che è necessario un dialogo che dia una ragione a quello che viene proposto.
    In un incontro tra insegnanti genitori e alunni si socializzano i risultati del lavoro svolto all’interno dello Strumento La legalitàinizia in famiglia  


    La legalitàtra famiglia, scuola, ente locale
    Un progetto di tale portata non può esser condotto unicamente da una scuola con sempre meno risorse e sempre più impegni e tanto meno dalla sola famiglia, isolata e poco riconosciuta. Occorre la presenza della comunità nelle sue istituzioni, in particolare gli enti locali. Sempre di più Regioni, Province e soprattutto Comuni si impegnano in un’opera di ricostituzione del tessuto sociale, in un periodo in cui i problemi educativi e quelli di ordine pubblico si intrecciano. Il Comune riprende la sua funzione educativa, secondo le indicazioni della Metodologia sostiene i genitori nella loro azione quotidiana, promuovendo iniziative che ne riconoscono la competenza. Dando dignità all’educazione si crea la possibilità di rendere tutti i cittadini impegnati nella formazione delle nuove generazioni. Atteggiamenti poco rispettosi, atti di vandalismo possono trovare argine in un’azione collettiva che deve esser promossa e attivata da un’istituzione socialmente e giuridicamente riconosciuta: ridare autorevolezza alle famiglie e agli anziani, riproporre la solidarietà intergenerazionale minata da politiche che demonizzano giovani e anziani ponendoli gli uni contro gli altri, mettendo l’educazione al primo posto, come richiede Pedagogia dei Genitori. La scuola viene intesa come spazio di vita che interagisce con le altre istituzioni diventando artefice di promozione dell’intera comunità territoriale.
    L’intervento mobilitante dell’ente locale fa in modo che la presenza della famiglia nella scuola non si esaurisca nel semplice coinvolgimento dei genitori degli alunni. Eindispensabile che le famiglie di una comunitàlocale, tutte le famiglie, indipendentemente dal fatto che abbiano figli che frequentano la scuola si sentano corresponsabili. Luigi Pati termina la sua argomentazione riaffermando che la corresponsabilitàha da esprimersi anche e soprattutto sul piano del progetto educativo perseguito dalla scuola che non puòesser separato dal procedere educativo della famiglia (Pati 2008)

     

     Realizzazioni
    La legalitàinizia in  famiglia, continua nella scuola, si estende a livello sociale


     Scarnafigi (CN)
    Il Progetto, realizzato in una piccola città del cuneese, Scarnafigi è nato dalla sinergia di scuola, comune e parrocchia. Derivato dalla consapevolezza di non lasciare all’ordine pubblico la gestione di problemi educativi, dalla necessità di coinvolgere una comunità sul diritto-dovere della responsabilità collettiva per la crescita positiva delle future generazioni.
    Il Progetto è stato sostenuto dal Comune che ha sensibilizzato la popolazione in un’assemblea cittadina. La Parrocchia ha organizzato una serie di conferenze per approfondire i temi della legalità nell’agire quotidiano, della dignità educativa della famiglia e  dell’importanza del scuola nella formazione del ragazzo. Cuore del progetto sono stati i Gruppi di narrazione, realizzati nelle classi del locale Istituto comprensivo. L’itinerario del progetto è stato documentato da una tesi svolta all’interno del Corso di Studi triennali di Scienze dell’educazione, Facoltà di Scienze della formazione, dell’Università degli Studi di Torino.  

    Domodossola
    L’itinerario dell’Istituto Comprensivo don Milani di Domodossola nasce al di là del confine, in Svizzera, dove i responsabili di un’Associazione educativa locale la Liberalis Institutio conoscono in una conferenza Pedagogia dei Genitori. La Metodologia viene  presentata alla popolazione presso il salone della Parrocchia di San Francesco. Sollecitati dai genitori alcuni docenti decidono di sperimentare Gruppi di narrazione nelle loro classi con il sostegno organizzativo dell’Associazione. Inizia un percorso sulla Legalitàinizia in famiglia… che viene documentato in un video e in una relazione a cura della Liberalis Institutio. Le famiglie protagoniste dell’iniziativa testimoniano: Si èvoluto provare a lanciare le basi di uneducazione collettiva, ogni famiglia si sente responsabile anche nei confronti degli altri bimbi. Linsegnante ha accolto favorevolmente il progetto e ha lei stessa presentato le regole ai bambini, ne ha discusso con loro in classe e ne ha raccolto le osservazioni.  Gli stessi genitori tracciano alcune conclusioni: tre sembrano esser state le componenti fondamentali della comune esperienza: aver poche regole, condividerle allinterno della coppia, e la coerenza da parte di tutti i membri della famiglia delle stesse regole.

    Bolzano
    A Bolzano la Metodologia viene diffusa da Francesca Poveda, membro dell’Associazione bilingue l’AEB (Aktienkreis Eltern Behinderter, Associazione dei genitori con bimbi in situazione di handicap). Viene presentata nel 2005 all’interno del Collegio Docenti dell’Istituto Comprensivo Bolzano 2. ll Dirigente Bruno Job sottolinea che la prospettiva proposta dalla Metodologia alla scuola modifica profondamente i tradizionali giochi di relazione e di potere tra insegnanti, genitori e alunni, con lintento di favorire forme autentiche di consapevolezza, maturitàe di crescita autonoma, sia a scuola che in ambito familiare.
    Il percorso riguardanteinizia nell’anno formativo 2007/08  ed è illustrato in un libretto pubblicato a cura dell’AEB, del Comune e della Provincia autonoma di Bolzano.  Emergono le testimonianze sulla creazione di una solidarietà  tra genitori: anche quando i dubbi prevalevano sulle certezze abbiamo condiviso scelte e strategie educative, prendendoci il tempo necessario per riflettere su quale fosse il comportamento piùadatto da adottare… Quando uno si sentiva fragile e vulnerabile laltro èsempre giunto in soccorso e viceversa. Emerge la consapevolezza che non esistono ricette miracolosee nemmeno istruzioni per luso quando si parla di allevare una persona/figlio. Hanno figli adolescenti, considerano che la conflittualitàche puònascere ènecessaria alla crescita non solo dei nostri figli, ma anche alla nostra in qualitàdi genitori, perchécrediamo che i nostri ragazzi ci stiano in qualche modo mettendo alla  prova. E con noi stanno mettendo alla prova la qualitàdel mondo, cosìcome lo avevamo loro prospettato. 
    La pubblicazione termina con un incontro tra i due mondi: l’adolescenza interroga l’adultità. I ragazzi elaborano un questionario con cui interpellano i genitori sulle regole, cosa ne pensano, come si comportavano alla loro età, come hanno elaborato  le loro regole. Domande che esprimono il desiderio di comunicare, di capire. Il questionario nelle domande dei figli e nelle risposte dei genitori diventa dialogo che crea solidarietà intergenerazionale.
    La validità della Metodologia e degli strumenti relativi è stata riconosciuta dalla Sovrintendenza scolastica di Bolzano che dal 2009 ne cura la diffusione sul territorio della Provincia.

    Il Gruppo Abele, Libera,  ACMOS  
    La Metodologia Pedagogia dei Genitori viene adottata dal Gruppo Abele, in particolare quando la Fabbrica delle esi apre alle famiglie, promuovendo le serate Siamo aperti al martedìdedicate a Genitori&Figli. I Gruppi dedicati alla valorizzazione delle competenze e delle conoscenze dei genitori sono impostati sulla Metodologia Pedagogia dei Genitori. 
    In queste serate nasce l’idea di collegare lo strumento La legalitàinizia in famigliaalle iniziative dell’Associazione Libera che promuove nelle scuole l’educazione alla legalità. Una responsabile dell’associazione ACMOS, aderente a Libera si interessa alla Metodologia Pedagogia dei genitori, partendo dal fatto che le iniziative di educazione alla legalità da loro promosse coinvolgono solo gli studenti, lasciando da parte la famiglia. Dedica la propria tesi a una sinergia operativa tra i progetti di ACMOS, Libera e Pedagogia dei Genitori, compiendo un’indagine sperimentale nella scuola elementare ‘Matteotti’ di Collegno (TO) in cui viene attuata La legalitàinizia in famigliaLa tesi, dal titolo Leducazione alla legalitàtra scuola e famiglia, è elaborata all’interno dell’insegnamento di Pedagogia sperimentale del Corso di Laurea in Scienze della formazione primaria dell’Università di Torino. Per avviare iniziative che colleghino ACMOS alla Metodologia Pedagogia dei Genitori viene organizzato un seminario di formazione  dedicato ai giovani che lavorano nell’ambito dell’educazione alla legalità per illustrare i fondamenti  della Metodologia, in particolare gli Strumenti funzionali alla valorizzazione delle competenze e delle conoscenze della famiglia.


    Bibliografia

    Bauman Z. 2005 Intervista sulleducazione. Sfide pedagogiche e modernitàliquida, Anicia, Roma
    Bruner J. 1991, La ricerca del significato, Boringhieri, Torino
    Donati P. 2006, Manuale di sociologia della famiglia, Laterza, Bari
    Freire P. 2002, La pedagogia degli oppressi, Edizioni Gruppo Abele, Torino
    Leopardi G., Zibaldone, Newton Compton, Roma
    Milani L. 1957, Esperienze pastorali, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze
    Pati L. 2008, Corresponsabilitàtra scuola e famiglia, “Insegnare religione” settembre ottobre 2008.

     Walsh F.2003, Normal Family Processes. Growing Diversity and Complexity, Guilford Press, New York